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La vita in miniera negli anni '50

Pozzi, discenderie, gallerie a mezza costa sono le vie di accesso alla miniera. Giunti in fondo, si imboccano le gallerie principali di carreggio, che costituiscono l'ossatura della miniera.

Alle gallerie di carreggio si innestano le gallerie secondarie e a queste i cantieri di coltivazione, che si rinnovano continuamente, fino a interessare tutto il giacimento e ad esaurirlo. Le gallerie sono protette con opere di sostegno, che hanno il compito di opporre resistenza alle spinte che si determinano dai livelli superiori sugli scavi sotterranei. Le opere di sostegno consistono in armature di ferro o di legname, oppure solo in muratura.

Il minatore cammina "con un occhio in giù e uno in su", perché deve stare attento a dove mette i piedi e nello stesso tempo a non battere il capo in qualche sporgenza di roccia, ed ha sempre davanti lo stesso spettacolo: con l'occhio che guarda in giù vede il binario del decauville, la fossetta di scolo, il motriglio giallastro; con l'occhio che guarda in su, i ciuffi di muffa bianca che sporgono dai cappelli, le sporgenze della roccia a cui il chiaroscuro dà un rilievo impressionante, in qualche punto lo scintillio dell'acqua.

L'abbattimento del minerale viene fatto a mezzo di esplosivi e con l'ausilio di numerosi mezzi meccanici, il più importante dei quali è il martello pneumatico. Il minerale abbattuto è caricato sui vagonetti, che, fino agli anni '40, vengono spinti soltanto grazie alla trazione animale (la meccanizzazione dei trasporti, con l'adozione di locomotori elettrici nelle principali vie di carreggio, inizia proprio negli anni '50). I vagonetti portano il minerale fino all'imbocco del pozzo o del piano inclinato attraverso cui, mediante l'argano, viene portato in superficie.

La ventilazione delle gallerie è normalmente un servizio indispensabile. Le cause che viziano l'aria in miniera sono svariate: respirazione degli uomini e degli animali, lampade a combustione (successivamente sostituite con lampade a batteria), gas prodotti dall' esplosione delle mine, putrefazione del legname delle armature, ossidazione lenta dei giacimenti, incendi sotterranei, produzione di polveri impalpabili durante la perforazione della roccia, temperatura delle rocce (che aumenta di un grado ogni 33 metri di profondità, per cui i cantieri più profondi sono anche i più caldi).

Sotto l'azione dei perforatori meccanici o in seguito alle esplosioni di mine, si leva una gran polvere, nociva soprattutto per i polmoni. La più grave malattia professionale dei minatori, causata proprio dalle polveri fini, è la silicosi (pneumoconiosi da biossido di silicio).

Negli anni '50, la silicosi era frequentemente accompagnata dalla tubercolosi e, una volta avvenuta questa associazione, il silicotico era irrecuperabile. Nei due terzi dei casi, infatti, i silicotici morivano proprio per tubercolosi (malattia che oggi, invece, può essere curata).

Discesa del personale in miniera con ascensore a mezzo gabbia.


Il lavoro all'avanzamento


Argano che traina un carrello


La pressione del terreno deforma anche le armature metalliche

Gli infortuni mortali erano l'aspetto più tragico della vita di miniera. Nelle sole miniere di Gavorrano, Niccioleta, Boccheggiano e Ribolla, nel biennio '53-'54, morirono 54 operai.

Gli effetti della pressione nelle gallerie: si noti lo spazio ristretto in cui i minatori spesso erano costretti a lavorare.

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